Riforma dell’apprendistato, slitta l’Ok delle regioni.

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(Da Italia Oggi) L’accordo sulla revisione del contratto di apprendistato fra governo e parti sociali c’è, ma la ratifica da parte delle regioni slitta. Ieri, infatti, i governatori hanno disertato la conferenza stato-regioni e quella unificata perchè, come ha spiegato il presidente Vasco Errani, l’esecutivo “non ha dato seguito ad una richiesta di incontro per dare concretezza a una serie di accordi su trasporto pubblico locale, federalismo, sanità”.
In attesa che venga convocato un nuovo appuntamento, il Ministro Sacconi ha ricevuto le parti sociali, e la delegazione delle regioni guidata da Gianfranco Simoncini. L’incontro è servito a definire meglio lo strumento come contratto finalizzato alla formazione: si è, infatti, concordato l’innalzamento a 25 anni dell’apprendistato di secondo livello, necessario per ottenere la qualifica (potrà durare dai tre ai cinque anni, a seconda delle figure professionali, alcune attive nel campo dell’artigianato), mentre ulteriori miglioramenti sono stati introdotti in merito alla durata minima dei contratti e sulla previsione della stabilizzazione di una percentuale di apprendisti, uno dei punti delicati secondo la CGIL, il cui giudizio sull’impianto della riforma rimane sospeso.

A parere di Simoncini, va salvaguardata la caratteristica formativa del modello, che deve essere “promosso come forma principale e prioritaria di ingresso nel mercato del lavoro con contratto a tempo indeterminato, combattendone un uso distorto che viene fatto di altri strumenti come tirocini formativi, e contratti atipici di collaborazione”.
A questo proposito, nel corso del summit di due giorni fa, si è parlato di avviare varie riforme di stage, altrimenti si riduce sensibilmente il valore dell’apprendistato come occasione di rilancio dell’occupazione giovanile.

L’esito del negoziato, a cui dovrebbe seguire, nelle intenzioni di Sacconi, un veloce passaggio in parlamento del Decreto Legislativo, soddisfa Confartigianato Imprese, Cna, Casartigiani e Claai, che apprezzano “l’obiettivo di valorizzare la formazione by doing svolta all’interno dell’azienda. Un risultato importante per un paese come l’Italia, dove oltre 2 milioni di giovani non studiano, nè lavorano e il 26,7% delle imprese non riesce a reperire manodopera qualificata”.