L’equity crowdfunding è un meccanismo di raccolta fondi introdotto in Italia con il Decreto Sviluppo bis (Decreto Legge 179/2012).
Con l’equity crowdfunding le start-up e P.M.I. possono promuovere campagne di raccolta di capitale per nascere, svilupparsi e continuare a crescere.
Tecnicamente l’equity è un’operazione di aumento di capitale a cui, i potenziali investitori, possono partecipare impegnando somme relativamente contenute (si parte, mediamente, da € 250-500 in su).
1. Tutte le P.M.I. possono raccogliere capitale con l’Equity Crowdfunding
La normativa vigente ed il Regolamento CONSOB sull’equity crowdfunding lo estendono a tutte le piccole e medie imprese italiane che, con questo strumento, hanno la possibilità di raccogliere capitali su piattaforme online autorizzate.
2. L’Equity Crowdfunding è solo un tipo di crowdfunding
L’equity crowdfunding è un’evoluzione del crowdfunding tradizionale. Quest’ultimo consistente nella mera raccolta di danaro.
Nel caso dell’equity, invece, gli investitori acquisiscono un titolo di partecipazione all’azienda con diritti patrimoniali e amministrativi.
Nella pratica: l’azienda si presenta ai potenziali investitori promuovendo il proprio progetto su uno dei portali autorizzati da CONSOB, spiegando gli obiettivi di raccolta entro il termine della campagna.
Una volta raggiunto l’obiettivo di raccolta, l’azienda acquisisce il capitale e sviluppa il progetto.
3. L’equity crowdfunding può essere una alternativa per le P.M.I. rispetto all’indebitamento bancario
Il successo di una campagna dipende quasi esclusivamente dalla qualità della proposta, dalla capacità dell’impresa di convincere gli investitori.
L’equity è un mezzo che le imprese possono sfruttare per accedere a nuovo capitale, finanziandosi con uno strumento alternativo al credito bancario.
Comunque, a normativa vigente impone comunque che almeno una quota del 5% degli strumenti finanziari offerti dalla P.M.I. venga sottoscritta da fondazioni bancarie, società finanziarie, incubatori d’imprese, al fine di tranquillizzare il piccolo investitore sulla qualità del proponente.
4. L’equity crowdfunding è pur sempre un investimento ad alto rischio!
Benché l’azienda che promuove la raccolta di capitale possa raggiungere il target programmato, nessuno può garantire il successo del progetto finanziato.
In altre parole, l’investitore dev’essere consapevole che potrà perdere i soldi impegnati aderendo alla campagna quando l’azienda finanziata non ottiene i risultati sperati.
Ad ogni modo, chi investe nel capitale di una startup o P.M.I. attraverso il crowdfunding può usufruire della detrazione IRPEF o deduzione IRES del 30% (aumentata al 40% dalla Legge di Bilancio 2019).
5. Il fenomeno equity crowdfunding è in costante crescita
I dati del Politecnico di Milano riferiscono che, al 31 ottobre 2018, in Italia erano attivi 30 portali di equity crowdfunding autorizzati da Consob.
Dal 2013 sono state lanciate quasi 270 campagne sulle principali piattaforme di equity crowdfunding attive.
Nel 2018 le startup e P.M.I. italiane, che hanno lanciato campagne di raccolta di capitale ricorrendo all’equity crowdfunding, hanno raccolto 36 milioni di euro, con un incremento del 210% rispetto all’anno precedente.
Per il 2019 le prospettive sono ancor più rosee. Nei primi venti giorni di gennaio sono stati raccolti quasi 2 milioni di euro dai portali di equity crodwfunding, più di quanto sia stato messo insieme tra il 2014 e il 2015.
Avvocato del Foro di Salerno.
Fornisce consulenza e assistenza legale alle micro, piccole e medie imprese in ambito real estate, bancario, societario, tributario e crisi d’impresa.
E’ fondatore del portale Campania Europa.it ove si occupa di finanza agevolata e nuovi business per start-up e P.M.I. in Campania.